Mi vedevo a distanza di trent’anni a indossare le stesse cenciose giacche di tweed con le toppe sui gomiti e il pancione da birra a sporgere dai pantaloni di tela beige della Gap. Avrei avuto la tosse da fumatore per la marea di pacchetti di Pall Mall, occhiali più spessi, forfora in abbondanza e, nel cassetto della scrivania, cinque o sei dattiloscritti incompleti che avrei tirato fuori e pasticciato di tanto in tanto, soprattutto da sbronzo. Se mi avessero domandato che cosa combinavo nel tempo libero, avrei risposto che mi stavo concentrando su un romanzo, come qualunque professore di scrittura creativa degno di questo nome. E naturalmente mi sarei raccontato un sacco di palle, tentando di convincermi che non era finita, non era troppo tardi e certi autori avevano iniziato a cinquant’anni o persino sessanta, accidenti. Ce n’erano un mucchio, senza dubbio.
– Stephen King, On Writing. Autobiografia di un mestiere
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